L’Emilia Romagna non è considerata un territorio sismico. Eppure nel maggio del 2012 forti scosse hanno devastato la regione, distruggendo città, case, monumenti, chiese, portando 28 persone alla morte, lasciano oltre 45mila persone senza un tetto sotto cui vivere.Il terremoto ha devastato ovviamente anche innumervoli industrie e realtà imprenditoriali, distruggendo sedi, macchinari, capannoni. Sono passati ormai 7 anni da quella tragedia, e lo stato di emergenza sta per arrivare alla sua conclusione.
Come stanno le aziende del territorio trascorso questo lungo lasso di tempo? Verrebbe da credere che la loro situazione sia disastrosa, invece per fortuna non è affatto così. Le aziende del territorio sono riuscite a risollevarsi dalla distruzione, a cogliere al volo le nuove opportunità, a migliore, e adesso sono più forti che mai. Il Pil delle provincie di Modena e Ferrara infatti è pari al 2,4% del Pil naizonale ed è salito molto rispetto al 2011. È salito nel corso di questi anni anche il numero delle imprese presenti in queste zone, che oggi si è assestato a 115 mila. Sono aumentati anche gli impiegati. Si conta infatti che nel corso di questi 7anni siano nati oltre 22 mila posti di lavoro.
Tra le aziende che hanno perso di più durante le scosse del 2012, dobbiamo sicuramente ricordare quelle del distretto biomedicale tra Mirandola e Medolla, come Hmc Premedical, Gambro Dasco, Haemotronic, Sidam e Bellco. Queste sono multinazionali che avrebbero potuto abbandonare il territorio, per andare alla ricerca di nuove zone dove vivere al meglio. Invece queste multinazionali non se ne sono andate. Sono riuscite a risollevarsi, utilizzando gli aiuti arrivati alle imprese per la ricostruzione delle strutture, per l’acquisto di macchinari più innovativi, per incentivare la ricerca. Adesso sono aziende molto più forti di prima, che sono anche riuscite a dare vita ad un nuovo polo tecnologico dedicato proprio alla ricerca. I 60 milioni di fondi INAIL che sono arrivati alle imprese del territorio, sono stati utilizzati per il rafforzamento della prevenzione, così che se anche dovessero avere luogo nuovi terremoti le imprese abbiano strutture più solide, antisismiche. Le fabbriche insomma sono diventate sempre più sicure, oltre che più grandi, nuove e moderne.
Ovviamente non sono state solo le aziende ad essersi risollevate. Ormai la maggior parte delle famiglie ha infatti di nuovo un tetto sotto cui vivere. Il problema restano casomai i piccoli centri storici, dove sono ancora presenti ponteggi a chiudere chiese, campanili, torri, teatri e altri edifici danneggiati dal terremoto, nonché la mancata attenzione da parte del governo che non ha incluso infatti l’emilia Romagna nel decreto sblocca cantieri. Non si sa ancora niente inoltre sui mutui degli enti locali né sulla possibilità di prorogare l’esenzione Imu per tutti gli edifici che ancora non risultano agibili. Finalmente invece qualcosa si sta muovendo per quanto riguarda la realizzazione del collegamento autostradale con Mirandola, un’infrastruttura questa di fondamentale importanza. Si resta in attesa che venga validato il progetto e le prescrizioni di impatto ambientale. A quel punto sarà possibile dare il via ai cantieri, si spera nella seconda metà dell’anno.